NIETZSCHE
NIETZSCHE

Frederich Wilhelm Nietzsche
fu un filosofo tedesco tra il 1844 e il 1900.
Il suo pensiero
filosofico si definisce Irrazionalismo o filosofia della vita.
Le sue opere più
importanti sono: Così parlò Zarathustra, Un libro per tutti e per nessuno, La gaia scienza, Al
di là del bene e del male.
Prese ispirazione dalle teorie
di Schopenhauer ed ispiro quelle del nazismo.
VITA
Friedrich Wilhelm
Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore
protestante.
A cinque anni perse il
padre e visse con la madre e la sorella senza riuscire mai a guadagnare un
rapporto sereno con loro.
Nietzsche fu, sin da
giovane, una mente fervida, un ragazzo acuto e dalle grandi capacità
intellettive.
A 24 anni divenne
professore di lingua e letteratura greca presso l’Università svizzera di
Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di
emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo
pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell’Italia alla
ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere.
Quarantenne si innamorò
di una giovane russa di 21 anni, Lou Salomè, che il filosofo aveva individuato
come la sua compagna di vita. Tuttavia la donna si rifiutò di sposarlo, lasciando
Nietzsche in preda ad una depressione sempre più acuta.
Pubblicò a sue spese i
suoi ultimi lavori e si trasferì per un breve periodo a Torino, dove sopraggiunse
un disagio psichico.
Venne trascinato da un amico in una clinica per malattie
nervose in Svizzera e trascorse gli ultimi anni della sua vita con la sorella,
immerso nella completa follia.
Morì a Weimar nel 1900,
mentre la sua fama cominciò a crescere sempre più senza che lui potesse, però,
rendersene conto.
LE FASI
DELLA SUA FILOSOFIA
Il pensiero di Friedrich
Nietzsche è espresso attraverso l’utilizzo di trattati, aforismi, poesie in
prosa.
Le linee interpretative
sono dunque molteplici e seguono l’andamento del suo filosofare che, può essere
raggruppato in quattro fasi:
1. La fase giovanile:
dove domina l’interesse e l’ammirazione per il filosofo Schopenhauer e il
musicista Wagner. A tale periodo corrisponde l’opera La nascita della tragedia dallo spirito della musica. Ovvero: grecità e pessimismo (1872).
2. La fase intermedia: dove avviene il
ripudio dei precedenti ispiratori e prevale un approccio di tipo “scientifico” ed
atto a liberare la mente dagli “errori”: che comprende Umano, troppo umano (1878-1880) e La gaia scienza (1882).
3. La fase del profeta Zarathustra
con l’opera Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno
(1883-1885).
4. La fase finale:
che comprende gli scritti degli ultimi anni e il filosofo si concentra
soprattutto sulla morale tra cui Genealogia
della morale (1887) ed Ecce homo
(1888).
LA MORTE DI
DIO
Nella sua prima fase,
Friedrich Nietzsche vuole celebrare il trionfo
della vita e la sua accettazione più totale e completa.
Davanti alla crudeltà,
alla sofferenza, all’incertezza dell’esistenza Nietzsche decide di essere un
discepolo di Dioniso, il dio
dell’ebbrezza che incarna le passioni del mondo e che si contrappone ad Apollo, dio dell'ordine e della razionalità.
Nella seconda fase della
sua filosofia, Nietzsche è mosso dal proposito di liberare la mente degli
uomini da un “errore” fondamentale: la metafisica.
La critica a
quest’ultima disciplina filosofica si concretizza nella nota espressione della “morte di Dio”.
Dio è “la nostra più
lunga menzogna”, è la personificazione di tutte le varie certezze morali,
religiose attraverso cui l’umanità ha dato un senso rassicurante al caos della
vita.
È l’essenza di tutte le
credenze create dall’uomo per far fronte alla paura dell’assenza di logicità e
di qualcosa di benefico che guida la vita.
Dio e la credenza in un
mondo ultraterreno rappresentano una fuga dall’esistenza, una “inimicizia alla
vita” a cui il filosofo contrappone la sua visione dionisiaca.
"Dio è morto": la
fine delle certezze che hanno guidato gli uomini per millenni.
La morte di Dio non è un
evento compiuto, bensì è in corso ed è annunciato dal cosiddetto “uomo folle” (il filosofo) mentre il
resto dell’umanità non ne è ancora pienamente consapevole.
Il
trauma della morte di Dio è il preludio dell’avvento del
superuomo.
Solo chi ha preso
coscienza e accetta che non esistono più menzogne rassicuranti può riuscire a
rapportarsi genuinamente alla realtà e progettare la sua esistenza in modo
libero e al di là di ogni costruzione metafisica.
IL
SUPERUOMO
La terza fase della
filosofia di Friedrich Nietzsche si apre con le alternative alla morte di Dio:
l’avvento dell’“ultimo uomo” o del
“superuomo”.
Nietzsche utilizza come
tramite il profeta del superuomo,
Zarathustra.
Per quanto Nietzsche si
sforzi di cercare dei precursori, il superuomo è un concetto filosofico che si
colloca nel futuro: corrisponde all’idea di un uomo nuovo, oltre e diverso da
ciò che conosciamo.
La stessa parola tedesca
che utilizza Nietzsche è Ubermensch che
può essere tradotta anche con “oltreuomo”,
cioè è oltre e diverso da tutti gli uomini che ci stanno dinanzi.
Il suo avvento è
anticipato dalla “morte di Dio”. Il superuomo è colui che sa affrontare il
trauma della perdita delle certezze assolute e delle menzogne attraverso cui
l'umanità ha cercato di rispondere al caos del mondo.
Il superuomo di Nietzsche
incarna un modello in cui si condensano e trovano rappresentazione tutti i temi
della sua filosofia.
Le caratteristiche che
possiede sono:
1. l’accettazione
della dimensione dionisiaca dell’esistenza, della “morte di Dio” e della fine
delle certezze: l’uomo nuovo rimane “fedele alla terra” e al suo corpo, non più
prigioni o temporanei passaggi prima della vita vera ultraterrena, ma le uniche
realtà in cui estrinsecare la propria essenza.
2. il
suo collocarsi nella prospettiva dell’“eterno ritorno dell’uguale”. Secondo
Nietzsche tutti gli eventi del mondo si ripresentano sempre identici a se
stessi infinite volte. Pur essendo difficile stabilire con certezza cosa sia
effettivamente questa teoria, il suo significato è chiaro e differenzia
nettamente l’uomo dal superuomo: mentre il primo reagisce con terrore alla
prospettiva di un eterno ripetersi degli eventi, il secondo la accoglie con
gioia. Tale reazione scaturisce dalla prospettiva di vivere la vita come un
qualcosa di “creativo” che ha in sé il proprio appagamento, di non ricercare in
un “oltre” questo mondo la felicità e il proprio senso. Vivere la vita come se
tutto si dovesse ripetere all’infinito.
3. la
capacità di mettere in discussione la morale, giudicata come “l’istinto del
gregge nel singolo” (cioè le norme stabilite dalla società) e l’accettazione
della fatica e del rischio di realizzarsi come nuova fonte di valori e di
significati.
4. il
porsi come “volontà di potenza”. Quest’ultima, per Friedrich Nietzsche,
coincide con la vita stessa nel suo continuo espandersi. Il superuomo, infatti,
vive nel continuo oltrepassamento di sé stesso, nel creare e progettare la sua
esistenza in modo libero e al di là di ogni schema costituito. In questo è un artista: stabilisce un senso di fronte al
caos del mondo e si libera dal peso del tempo e del passato.
IL NAZISMO
La figura di Friedrich
Nietzsche è stata spesso associata alla cultura nazista, soprattutto per opera
della sorella che, curandone l’eredità filosofica dopo la morte, ne ha spesso
deformato il pensiero.
Alla tesi di un Nietzsche
“nazista” o, al contrario, “progressista” si è opposta una visione che tende a
mettere in rilievo il carattere sia di innovazione e rottura sia reazionario
del suo pensiero.
Basti pensare che
Nietzsche non aspira al raggiungimento di un’umanità di superuomini ma prende
in considerazione unicamente l’ “eccezione”, un élite di individui superiori
che si oppongono ai più inferiori.
Inoltre la stessa volontà di potenza, oltre
che come concetto teorico, assume il significato, espresso dallo stesso
filosofo, di una giustificazione del dominio e della sopraffazione.
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